Approfondimento

Le visite pastorali nella storia diocesana

di Alexander Di Bartolo

Domenica 6 ottobre è una data storica per l’episcopato del vescovo Migliavacca sulla Cattedra di San Genesio, ma lo è ancor di più per i fedeli, coloro che i documenti d’archivio, in maniera aulica, definivano «popoli della Diocesi». Avrà inizio infatti la Visita pastorale, annunciata dal vescovo nella sua ultima lettera «…E camminava con loro», come tassello di un triennio che porterà la diocesi a festeggiare i suoi quattro secoli di vita.

Nella tradizione della Chiesa le visite pastorali affondano le proprie radici nella prima età apostolica. Per la nostra diocesi invece questa tradizione fu inaugurata dal canonico Andrea Romolo Bonaparte, incaricato apostolico della neonata sede vescovile dal 1623 al 1624. Il resoconto della sua visita, molto parziale perché della durata di pochi mesi, è conservato nell’Archivio storico della Diocesi. Poche pagine, frammenti di una prima ricognizione sulla nuova giurisdizione. Vi figurano solo la cattedrale e alcune chiese urbane. Sono passati quattro secoli, e molti vescovi dal 1622 ad oggi, e anche la tradizione delle visite pastorali non si è interrotta.

La prima visita pastorale completa, a tutto il territorio diocesano, fu effettuata dal vescovo Alessandro Strozzi dal 1633 al 1634. Ma la più completa ricognizione sulle chiese e le parrocchie della diocesi è da attribuire certamente al vescovo Carlo Michele Visdomini Cortigiani, ordinario dal 1683 al 1702. Il Cortigiani verificò tutto ciò che poteva essere verificato: non solo i titoli di nomina dei sacerdoti, ma anche lo stato materiale delle parrocchie e di ogni singolo oratorio o cappella presente nel territorio, accertandosi anche dello «stato morale» dei fedeli. Molta attenzione il Cortigiani dedicò anche al mondo che oggi chiameremmo del laicato attivo, cioè delle confraternite, delle congregazioni, delle pie unioni.

Di ognuna di esse verificò il titolo, gli atti di costituzione, i capitoli che ne regolavano l’attività, l’adempimento delle prescrizioni, il numero degli iscritti praticanti, le rendite e le modalità del loro utilizzo, gli obblighi derivanti dai lasciti dei benefattori e il loro assolvimento, il tipo e la frequenza delle cerimonie liturgiche, la dotazione dei paramenti e degli arredi, lo stato di manutenzione degli altari e delle immagini sacre, oltre che, eventualmente, la corretta tenuta delle scritture contabili (saldi di entrate e uscite), la presenza in archivio delle bolle pontificie di aggregazione a confraternite romane e le vacchette degli uffizi celebrati. La presenza dell’attività confraternale rappresentava infatti una parte importante del vissuto religioso di una comunità e anche in questi tre anni di visita, il vescovo incontrerà gruppi e associazioni legati alle chiese locali, andrà incontro alle necessità, ascolterà il parroco e i fedeli.

La visita pastorale, iniziata ufficialmente domenica 6 ottobre con una solenne celebrazione in cattedrale, è quindi occasione di ascolto e di conoscenza dettagliata del territorio e dello stato di salute delle varie parrocchie. Ma anche e soprattutto un’occasione di crescita per tutta la popolazione, da vivere come momento decisivo per gli anni futuri.