San Donato a Romaiano

Don Erino: con lui se ne va la memoria storica della parrocchia

di don Mario Brotini

Il 14 di questo mese di Maggio è tornato alla casa del padre don Erino Toni. Era nato a San Miniato il 17 aprile 1924 da Palmiro e Isola Pistolesi ed aveva studiato come perito agrario, lavoro che in qualche modo esercitò prima di intraprendere definitivamente la via del Seminario.

Ordinato presbitero il 27 giugno 1954 dal vescovo Felice Beccaro, fu cappellano alla Nunziatina in San Miniato dal ’54 al ’59 e assistente all’orfanatrofio Madonnina del Grappa dal ’59 al ’62. Fu anche assistente alla Stella Maris. Parroco poi a Gello di Lavaiano fino al ’68, successivamente tornò a San Miniato e nella vacante parrocchia di Brusciana. Negli anni ’70 fu chiamato a collaborare nella popolosa parrocchia di Santa Croce Sull’Arno, che allora comprendeva tutta la zona tra Fucecchio e Castelfranco: per particolari accordi tra le parrocchie, la parrocchia di san Lorenzo di Santa Croce curava anche gli abitanti della zona di Romaiano – nome dovuto ad una rinomata fattoria, zona oggi conosciuta come San Donato di San Miniato sebbene di diritto appartenessero a Ponte a Egola e a San Romano. In quegli anni assieme ad un notevole sviluppo dell’area industriale del cuoio vi fu l’urbanizzazione della zona di Romaiano, con conseguente aumento degli abitanti. Don Erino a Santa Croce si occupò della pastorale giovanile e aveva preso cura della zona di Romaiano, quartiere che andava crescendo: con i volenterosi abitanti del luogo, adattò prima un locale e poi uno più grande all’uso liturgico. Nacque così il progetto di dividere la parrocchia di san Lorenzo in tre parti: una parte divenne l’attuale parrocchia di Sant’Andrea a Santa Croce, l’altra – Romaiano in San Miniato – divenne la parrocchia di san Quintino, ufficialmente istituita nel 1976. Nel fervore di allora, si diede avvio al progetto di una costruzione del centro parrocchiale. Il terreno fu donato dal signor Quirici.

Don Erino divenne ufficialmente parroco nel 1978, continuando l’indirizzo già avviato nella parrocchia di Santa Croce, con attenzione ai più giovani, con notevole apertura al loro mondo e alla società che stava cambiando. D’altra parte c’era il Concilio Vaticano II da portare nelle chiese dei nostri paesi. La nuova chiesa, già ufficiata da due anni, esattamente dal giugno 1985, non era stata ancora consacrata per la morte improvvisa del vescovo Paolo Ghizzoni. Spettò al nuovo vescovo Edoardo Ricci l’onore di dedicare la nuova chiesa ai santi martiri Donato e Quintino. La consacrazione avvenne nel settembre dell’anno 1987. Così lo ha conosciuto l’attuale vescovo Andrea Migliavacca: un uomo, un prete accogliente, grato alla vita e agli altri, con un bel sorriso. Nel suo ministero parrocchiale si ricorda la conoscenza capillare di tutti i parrocchiani, con tanto di una missione popolare predicata da padre Gino Burresi e altri sacerdoti del Cuore Immacolato di Maria. Col passare del tempo don Erino si indebolì nella vista e nell’udito, ma fino a quando ha potuto si è sempre dedicato al ministero della confessione, esercitato in vari luoghi della Toscana. All’età di ottantacinque anni lasciò la parrocchia per trasferirsi con la sua famiglia a Santa Croce. I suoi vecchi parrocchiani lo hanno visitato fino all’ultimo, quando la pesantezza dell’età non aveva ancora cancellato dalla sua memoria le tante persone conosciute.

Riporto ciò che questo mio predecessore scrisse nel giorno della dedicazione della chiesa parrocchiale: «Erano le 16 del 26 settembre 1987. La chiesa ormai piena di tanta gente quando monsingnor vescovo Edoardo Ricci, accompagnato da dieci sacerdoti e da due concelebranti esattamente don Livio Costagli proposto di Santa Croce e don Erino Toni, parroco della medesima chiesa, fece il suo ingresso solenne fra acclamazioni e canti nella nuova chiesa preparata come una sposa che va incontro al suo sposo. La gioia era sul volto di tutti, il silenzio testimoniava il clima liturgico che entrava nell’animo di ognuno. I momenti più suggestivi furono la consacrazione dell’altare e successivamente dell’intera chiesa. Credo di poter affermare che non fu una festa chiassosa ma una vera e propria celebrazione liturgica che spero abbia una ripercussione soprattutto nella vita comunitaria di San Donato. La nuova chiesa consacrata e dedicata ai santi Donato e Quintino sarà un segno per tutti a vivere come in un’unica casa sotto la guida di un unico Padre – Dio, immensamente buono e misericordioso, con l’aiuto del fratello figlio primogenito del Padre, Gesù Cristo e sotto la guida di Maria S.S. madre di Dio e madre nostra. Dio come ha benedetto la chiesa, frutto di tanti nostri sacrifici, così ora benedica noi perché camminiamo sempre nel rispetto reciproco e nell’amore di Dio. Dio perdoni ogni nostra miseria e ci dia la gioia di poterlo godere eternamente insieme ai nostri cari defunti nella casa gioiosa del Padre. A te o Padre affido me stesso e tutta la comunità di San Donato e Te donaci la grazia del perdono e della pace»