Avvicendamenti di parroci

Don Donato scrive ai Santacrocesi

di Antonio Baroncini

Don Donato il 1° dicembre scenderà in bicicletta a Santa Croce sull’Arno per assumere l’incarico di parroco. Sceglie la bicicletta, un mezzo semplice, popolare, non solo per la sua passione ciclistica. In ogni azione, divertente o seria, c’è sempre un concetto di fondo che la motiva.

Don Donato, nella sua lettera inviata alla sua prossima comunità, lo mette in evidenza: «Santa Croce evoca ricordi lontani. Per poco più di 10 anni ho abitato a Staffoli. Mio padre lavorò nelle concerie e anch’io, durante le vacanze dagli studi, ho lavorato nella burraschiatrice e nella conceria. Ho avuto modo di condividere la vita di tanti operai, richiamo di Colui che per 30 anni ha fatto l’operaio e che io molto indegnamente vengo a rappresentare». In queste frasi spicca il suo desiderio di presentarsi, al suo popolo, come tanti anni fa, come semplice prestatore d’opera, mettendo in evidenza, con affetto e con grande dignità, la figura del padre, lavoratore nelle concerie ed insieme alla figura paterna, la sua scelta estiva di trascorrere le vacanze in fabbrica a fianco degli operai. Don Donato usa la parola «operaio» con un significato riferito non solo al ruolo di semplice lavoratore.

La cultura, nella sua più vasta accezione, è anche pratica di vita, interazioni di idee, relazioni di concetti e di mestieri. La conoscenza ha mille volti e si presenta in diverse maniere: sia che uno insegni in una scuola, o che scriva interi trattati, sia che si trovi in un vigneto o in una oliveta come valido potatore o che lavori in fabbrica nella sua postazione lavorativa. Non esiste una «priorità» culturale, un livello di cultura superiore. Esiste la cultura in quanto tale, che si serve della pratica trascorsa, delle nozioni acquisite, in un processo di arricchimento dinamico costante e costruttivo. Anche piantare un fiore, è cultura, tagliare una pelle in conceria è cultura: ogni lavoro possiede la sua cultura. Don Donato presenta la sua missione, come prete, come comunicatore della Parola e termina la sua lettera con queste parole: «Vengo senza guardare a differenze tra chi è credente, non credente o chi appartiene ad altre religioni: siamo tutti uguali» è il suo messaggio pastorale, che si lega alla sua venuta in bicicletta, ai suoi ricordi di operaio. Presenta una Chiesa aperta, un cammino insieme, un ascolto di tutte le voci, un aiuto a chi vuol ascoltare.