Innamorato della Chiesa e della liturgia

Ricordo di don Amedeo Deri

di Carlo Fermalvento, Nazareno Ballantini, Stefano Boddi, don Armando Zappolini

Ad una settimana dalla scomparsa di don Amedeo Deri, proponiamo a seguire tre ricordi, in aggiunta all’omelia del Vescovo in occasione delle esequie.


Don Amedeo Deri, innamorato della Chiesa e della liturgia

di Carlo Fermalvento

Non è semplice per me raccontare la perdita di un grande amico come don Amedeo. Abbiamo passato insieme molti anni in cui ho potuto apprezzarne le doti umane e apprezzare la sua opera sacerdotale a servizio della chiesa sanminiatese, pertanto cercherò di delineare quelle che sono state le tappe più significative della sua vita di sacerdote.

Don Amedeo era nato nato a Ponsacco il 27 gennaio del 1932. Entrò in seminario nel 1942 e negli anni di studio emerse subito questa inclinazione particolare per la musica sacra che riuscì a coltivare grazie ai suoi stimabili formatori tra i quali dal punto di vista musicale monsignor Pietro Stacchini, monsignor Cosimo Balducci, il maestro Piombini. Oltre alla passione per la musica era anche uno studente brillante, soprattutto nelle materie scientifiche, questo gli permise di guadagnarsi in giovanissima età l’insegnamento della matematica nella scuola media e al ginnasio in seminario.

In quegli anni fu anche cantore di spicco nel coro del seminario e veniva spesso chiamato per ricoprire l’incarico di organista in Cattedrale. Il 27 giugno del 1954, con dispensa pontificia, a soli 22 anni, viene ordinato sacerdote in Cattedrale insieme a don Pietro Pasquinucci, don Marcello Delli e don Erino Toni. La prima Messa sarà due giorni dopo, ossia il 29 giugno, nella sua parrocchia nativa di Ponsacco. Nei primi quattro anni che seguirono l’ordinazione, oltre all’insegnamento in seminario fu cappellano in Duomo e in diverse parrocchie della diocesi tra cui Alica, Cerreto Guidi e Crespina. Nel 1958 viene nominato cappellano a Ponsacco, incarico che lo vedrà vicino a tutte le realtà giovanili presenti in parrocchia. È allora che introduce la novità delle voci femminili nella Schola cantorum parrocchiale (allora nei cori liturgici erano ammessi solo gli uomini e i bambini). Fu anche incaricato assistente di Azione cattolica e fondò la squadra di calcio della parrocchia di Ponsacco che prendeva il nome di «Spes». Nel 1963 è nominato dal vescovo Beccaro proposto di Lari, dove rimarrà fino al 2014. Qui sono state molteplici le opere parrocchiali e pastorali sostenute grazie all’opera di don Amedeo: il restauro completo della chiesa parrocchiale con l’adeguamento alle nuove norme liturgiche, la costruzione di un nuovo organo a canne per la pieve di Lari, la progettazione e costruzione della nuova chiesa nella frazione di Boschi di Lari inaugurata il 22 ottobre del 1977 dal vescovo Ghizzoni. Negli anni ’90, oltre a Lari, viene nominato anche amministratore parrocchiale di Casciana alta e Usigliano.

Otre alla catechesi e la pastorale ordinaria, un occhio speciale della sua pastorale era riservato alla liturgia e alla musica sacra. A questo proposito ha fondato la Corale San Leonardo di Lari che ha diretto con entusiasmo e con meritevoli risultati, per tutti gli anni della sua permanenza in parrocchia. In diocesi nei primi anni ’80 monsignor Ghizzoni lo nomina presidente della Commissione di Musica Sacra, ruolo che ha ricoperto per oltre 30 anni con autentica convinzione e grande spirito di promozione musicale intorno alla liturgia. Per diversi anni è stato anche membro della Commissione regionale per la liturgia e la musica sacra ed è stato puntualmente presente ai convegni dell’Associazione Italiana Santa Cecilia dove ha rivestito per molti anni l’incarico di delegato diocesano e anche referente regionale. Affascinato da sempre dalle voci bianche, ha partecipato fino a poco tempo fa a convegni e congressi della Federazione Italiana e internazionale dei Pueri cantores seguendo e promuovendo gruppi di ragazzi in diverse parrocchie. Insieme all’equipe di maestri, direttori, organisti della Commissione di Musica Sacra ha iniziato circa trent’anni fa la Rassegna diocesana dei cori parrocchiali, convegni diocesani, seminari di formazione per gli operatori liturgico musicali, la rivista di collegamento «Celebrare in Armonia», i pellegrinaggi con i cantori di tutta la diocesi, di cui si ricorda memorabilmente quello organizzato nell’anno santo 2000, con un treno speciale che accompagnò 500 cantori diocesani a Roma. Tutto questo ha fatto si che la diocesi di San Miniato fosse conosciuta e soprattutto identificata come una luogo di vivacità dal punto di vista liturgico-musicale, determinandone negli anni una rilevante crescita riconosciuta e apprezzata da tanti esperti del settore presenti sia sul territorio regionale come pure nel ambito nazionale. Restano di lui alcune composizioni di musica liturgica, alcune composte immediatamente dopo il concilio per mettere a disposizione dei cori e dell’assemblea i primi canti liturgici in italiano, e una collezione di semplici salmi responsoriali che puntualmente aveva la buona abitudine di far giungere ai vari responsabili dei cori parrocchiali.


La salvezza delle anime cuore del suo sacerdozio

di Nazzareno Ballantini

Carissimo don Amedeo, «è giunta l’ora» della tua dipartita ed è per me un grande dolore interiore. Negli ultimi anni più volte ho immaginato questo momento, ma viverlo è un’altra cosa. Sei stato per me, e tanti di noi, un padre in senso umano e spirituale. Nei momenti più difficoltosi della mia vita ho sempre trovato accoglienza ed aiuto, comprensione e consiglio. È vero, non avevi un carattere «facile», eri burbero a volte duro, ma, io l’ho riscontrato sulla mia pelle, sempre a fin di bene. La preoccupazione che più ti attanagliava era «la salvezza delle nostre anime» e la preoccupazione per l’allontanamento dei giovani.

Certo il tuo carattere non aiutava ad attrarli ma dentro di te (spesso lo manifestavi) soffrivi ad assistere a questa deriva (che è ancora in atto) che mette in grave pericolo spirituale le nuove generazioni. Amedeo eri un prete, un prete vero con la «P» maiuscola, i giovani preti sicuramente devono prendere esempio da te. Poi non sei mai stato un uomo etereo ed esclusivamente spirituale, tutt’altro! Avevi il dono della concretezza nell’affrontare la realtà quotidiana, ma sempre con l’occhio rivolto alla Provvidenza di Dio; ecco allora la realizzazione della chiesa dei Boschi di Lari, il restauro del santuario della Madonna della Neve grazie all’interessamento del professor Roberto Ciardi, il restauro della Madonna della Cava a Casciana Alta, la nascita del Csi su richiesta del vescovo Tardelli, la nascita dell’asilo parrocchiale dopo che le suore del SS. Crocifisso gettarono la spugna. E poi la tua più grande passione, la musica e il canto sacro.

Spesso mi dicevi della tua «deviazione giovanile» nell’aver proposto in chiesa negli anni ’60-’70 la Messa con musica beat, ma subito dopo rivendicavi l’importanza del bel canto nella liturgia: «Chi ben canta, prega due volte!». Volevi che cantasse il coro, ma anche l’assemblea; tutti devono partecipare dicevi. La Corale San Leonardo e Santa Maria Assunta di Lari per lunghi anni ha svolto un servizio ben strutturato e liturgicamente adeguato sotto la tua direzione. Poi, diciamola tutta, eri anche buon compositore e suonavi magistralmente l’organo: tutti si ricordano le tue suonate al termine delle Messe cantate a Natale e a Pasqua. Ora sono certo ti unirai a tanti dei nostri amici cantori che ci hanno preceduto lassù: Gigi, Dicche, il Gallo, lo Scateni e tanti altri che ora non rammento. L’organo di Lari in chiesa parrocchiale è una tua creatura, lo hai voluto tu. Nei rapporti umani avevi un piglio risoluto e, se pensavi di avere ragione, discutevi. È capitato anche a me. Ma non ho mai riscontrato in te un minimo di risentimento, dopo un’ora tutto era come prima e il rapporto di fraternità cristiana non ne risentiva.

Non parliamo poi delle gite; qualcuno diceva: «Il prete va troppo a giro!». Vero! Ma andavi da solo? No! Ti portavi dietro nelle diverse destinazioni tanti larigiani e non solo; molti di noi hanno visto luoghi meravigliosi in tua compagnia. Nelle malattie non ti perdevi mai d’animo, eri sempre ottimista e determinato a superarle e se qualcuno aveva un problema di salute o si trovava in ospedale, eri celere ad andarlo a trovare. Negli ultimi anni forse eri un po’ amareggiato; il tuo ritorno a Ponsacco, dopo cinquantanni di permanenza a Lari come parroco, ti aveva un po’ fiaccato e deluso. Ma in una tua cara lettera mi dicevi: «A Ponsacco non faccio assolutamente la vita del pensionato, ma cerco di rendermi utile sia con i vecchietti della casa di riposo, sia con diverse attività che svolgo in Parrocchia». Amedeo, sei stato un uomo di Dio e sono sicuro che Lui perdonerà anche «le tante mie inadempienze» come le chiamavi tu. Caro don Amedeo, sono certo che prima o poi ci rivedremo perché condivido ciò che affermavi: «Se di là non c’è nulla, allora sarebbe una bella fregatura!». Di là c’è tutto ciò che il depositum fidei ci ha tramandato da secoli e il nostro non è un addio ma un arrivederci. Grazie Amedeo e prega per noi.


Il ricordo della Commissione Musica Sacra

di Stefano Boddi

Se in tutta la diocesi la morte del carissimo don Amedeo ha destato il più profondo dolore per la perdita di un sacerdote, in tutti i membri non solo dell’attuale Commissione di Musica Sacra, ma anche di coloro che negli anni vi hanno fatto parte e che hanno avuto modo di conoscere e apprezzare le doti spirituali e umane di don Amedeo, si è creato un vuoto, come se avessimo avvertito il rapimento di una persona cara. Nella fede che ci unisce e che don Amedeo in vari modi ci ha trasmesso, sappiamo bene che tutti noi siamo in cammino, pellegrini verso il Regno.

Lui lo sapeva bene che con il passare degli anni l’incontro con Dio si faceva sempre più vicino. Noi però, al vederlo sempre attivissimo, con il suo spirito da giovane quasi a rifiutare l’avanzare dell’età, sorridente e premuroso verso tutti, anche quando il suo incarico di presidente è rimasto scaduto per anni e non abbandonando mai la barca, eravamo ingenuamente persuasi che la sua presenza durasse per sempre. Amedeo si è reso disponibile continuamente per il ministero sacerdotale e non meno per la Musica Sacra. Non ha mancato mai un incontro, un evento, una rassegna, un concerto; si aggiornava continuamente su tutto, partecipava a congressi, convegni in tutta Italia per ascoltare nuove proposte e indicazioni per la liturgia.

Amava andare spesso in giro per il mondo per gustare le meraviglie del Creato, spesso si recava in montagna perché non solo gli piaceva ma perché, mi ha confidato tante volte, sentiva in quei luoghi la vicinanza del Signore come se da quelle altezze si percepisse meglio la Sua voce, quella stessa voce che dal monte proclamò le Beatitudini. La sua umiltà l’ho potuta verificare più volte e in particolare quel giorno quando, inaspettatamente e già avanti negli anni, venne a chiedermi se avessi potuto dargli lezioni di musica al fine di conseguire l’esame di licenza di teoria e solfeggio in Conservatorio. Naturalmente l’esame fu superato brillantemente.

Amava il canto in tutte le sue forme e complessi; dalle voci bianche (che reputava la linfa della vita dei futuri cantori) alle voci giovani e anche a quelle più adulte anche se talvolta l’età dei cantori e il loro spirito non corrispondevano allo spirito giovane di don Amedeo. Si, i suoi occhi parlavano di gioventù, erano luminosi quanto severi; ma che bellezza, quando dopo un’occhiataccia, ti abbracciava per farti capire che la severità usata era solo un mezzo per spronarti a fare meglio. Ecco, questo per noi è stato don Amedeo, un esempio che ci mancherà anche se sappiamo bene che quegli occhi adesso veglieranno dai balconi del Cielo sui sacerdoti e su di noi. Adesso caro Amedeo sei nel posto che il Signore ti ha preparato da sempre, siamo sicuri che è un posto bellissimo, ci sono gli angeli cantori dell’amore di Dio che bramavi di incontrare ma, come dicevi sempre, senza fretta.Vogliamo darti adesso un ultimo consiglio che spero accoglierai con il sorriso, come sempre li hai accolti: non iniziare subito a fare prove di canto e discorsi vari ma riposati un po’; con pazienza e, parafrasando le tue parole, «senza fretta» aspettaci e quando tutti saremo viventi in Dio potrai alzarti e al gesto delle tue mani e al piglio del tuo sguardo, arricchito della luce vera, canteremo il canto più bello, il canto dell’amore, della letizia, del giubilo e della misericordia che il Signore ha usato per te e speriamo per tutti noi.


Il ricordo di un amico e confratello sacerdote

di don Armando Zappolini

Ho trascorso quasi tutto il mio ministero sacerdotale vicino a don Amedeo. L’antica (e ormai superata) rivalità fra Lari e Perignano non ci ha impedito di costruire in questi lunghi anni una sincera amicizia e di apprezzare le rispettive capacità pastorali. Abbiamo insegnato per alcuni anni insieme nella Scuola Media di Lari dove ho potuto vedere come il suo carattere apparentemente burbero nascondeva in realtà una grande capacità di relazione ed una bella carica di allegria.

Abbiamo condiviso anche la caratteristica di «parroci a lungo termine», scherzando sul fatto che la mia lunga permanenza a Perignano non mi avrebbe mai fatto raggiungere i suoi 50 anni di Lari. Quando è stato chiamato dal vescovo a lasciare la parrocchia per raggiunti limiti di età, ho apprezzato tanto il suo dispiacere. Non è andato via volentieri da Lari! Il cuore di un parroco non è (o non dovrebbe essere) quello di un funzionario, c’è un rapporto sponsale con la propria gente, la tua parrocchia diventa la tua famiglia, l’orizzonte normale della tua vita, il luogo dove si rientra e dal quale si parte (… ambedue appassionati di viaggi!) e si ritorna. Quando le necessità della Chiesa ci chiamano a lasciare un posto verso un altro, questo grande amore diventa rinuncia e si apre ad una esperienza nuova. Ho davvero apprezzato tanto il suo dispiacere, esprimeva bene il mio modo di essere prete e parroco.

Venendo a Ponsacco ho avuto la gioia di incontralo di nuovo e di partecipare agli ultimi tempi del suo lungo ministero sacerdotale. Ho ammirato la sua semplicità, il mettersi a disposizione, il suo desiderio di celebrare l’Eucarestia: è una bella testimonianza per noi sacerdoti vedere un confratello così anziano che mantiene un rapporto così vivo con il proprio ministero.

La passione della musica è stata l’ultima dimensione della sua persona a perdere di lucidità. Quando ha avuto le prime difficoltà di carattere cognitivo, la sua capacità musicale è rimasta sempre attiva. Negli ultimi tempi parlava male e si confondeva con i ragionamenti e talvolta anche con le parole della celebrazione eucaristica, ma quando andava all’organo non sbagliava mai. La musica, come la poesia, il disegno ed ogni altra forma di arte, forgia l’animo umano in una profondità nella quale spesso le malattie non riescono ad arrivare.

Ci siamo regalati in questi lunghi anni anche qualche momento di tempo libero insieme, sulla vespa o sugli sci. È sempre stato molto piacevole stare con lui, dimostrando che se anche le nostre parrocchie potevano avere qualche residuo di campanilismo, i due parroci se la intendevano tranquillamente da buoni amici e veri confratelli. Lo abbiamo voluto salutare a Lari e a Ponsacco, nel luogo del suo lungo ministero e nella terra delle sue radici umane e cristiane.

Il nostro don Amedeo ci ha fatto tanti doni nella sua lunga vita e nel suo lungo ministero: saranno tutti nelle sue mani mentre incontra ora il Signore nel quale tanto ha creduto e che ha tanto amato e servito nella Chiesa.

 

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