Riflessioni

Da Betania alla tomba vuota: le donne testimoni della Pasqua

di Giulia Taddei

Nei versetti che il Vangelo di Marco dedica alla presenza delle donne nel racconto della Passione, sembra svolgere un ruolo singolare e rilevante la presenza femminile. Mentre infatti quasi tutti i personaggi maschili sono o dei nemici o degli amici che tradiscono, rinnegano e fuggono, le donne sono le uniche protagoniste positive, i cui gesti fanno da inclusione a tutto il racconto. È a esse che è affidato l’annuncio della Resurrezione nel mattino di Pasqua.

Scrivo questa riflessione al ritorno dalla Messa della Domenica delle Palme. Devo ringraziare il mio parroco, don Francesco Ricciarelli, per la sua appassionata omelia, che ha suscitato in me un desiderio profondo di rileggere attentamente i versetti che Marco dedica alla presenza delle donne nel racconto della Passione: un racconto antico e più volte ascoltato, eppure la narrazione è costruita in modo da introdurci nel grande mistero che ci verrà disvelato.

Interessante, come ha sottolineato Don Francesco, la tipologia umana e psicologica dei vari personaggi che animano la scena del finale della vicenda di Gesù. C’è la cerchia dei vicini, i discepoli e soprattutto le donne, con i quali il Signore vive momenti di grande intimità e poi ci sono tutti i personaggi pubblici, la serie dei nemici che concorrono a condannare ed eseguire la condanna di Gesù: il sinedrio con i sacerdoti, i farisei, gli erodiani, Pilato e i soldati romani e poi la folla. In questa rappresentazione dell’umanità sembra svolgere un ruolo singolare e rilevante la presenza femminile. Mentre infatti tutti i personaggi maschili sono o dei nemici o degli amici che tradiscono, rinnegano e fuggono, le donne sono le uniche protagoniste positive, i cui gesti fanno da inclusione a tutto il racconto, all’inizio con l’unzione a Betania e alla fine con il gesto di sepoltura, gesti di chi si prende cura del corpo di Gesù dall’inizio alla fine e in previsione della fine.

Ma prima di entrare nel dramma che in Marco troviamo nel capitolo 15, ci imbattiamo al capitolo 14, nella splendida donna senza nome che a Betania, in casa di Simone il lebbroso, compie un gesto straordinario ed eclatante. La donna che Marco lascia nell’anonimato, in Giovanni è Maria, la sorella di Lazzaro e per Luca una semplice peccatrice: ella rompe un vaso di alabastro dove era contenuto del prezioso profumo di nardo, con esso unge il capo di Gesù ricevendo le critiche e le invettive dei presenti che si misero a calcolare il valore materiale dell’olio versato. Ma Gesù tacita i presenti e nella sua risposta sottolinea il grande valore del gesto che la donna ha compiuto e coglie il cuore dell’azione. La donna anticipa la portata messianica della morte e resurrezione di Gesù: come quel vaso, il Suo corpo sarà spezzato, donato e non certo sprecato. La donna di Betania, profeticamente unge il capo di Gesù perché essa presagisce la morte imminente del suo Signore ella anticipa la sepoltura di Gesù perché l’unzione non sarà più possibile.

Da questa scena introduttiva andiamo ora a fissare lo sguardo sull’altro momento animato dalle donne: siamo al capitolo 15, versetti 40 e 41: «C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme». Ecco questi due versetti sintetizzano meglio di qualsiasi trattato di teologia il senso e il ruolo della Chiesa: stare in contemplazione della croce, rimanere fermi e fedeli a Gesù Cristo, rimanere ancorati al vangelo. Cosa aveva detto a Betania dove era cominciata la sua passione? «In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto». Ora si è rotto il vaso d’alabastro, Gesù è morto sulla croce e quel profumo che è la gloria di Dio ha inondato l’umanità intera e queste donne sono quelle che ricevono in eredità quel profumo. Non fanno niente: accolgono e contemplano. E «tra le molte altre salite con lui a Gerusalemme» ci sono tre donne che vengono ricordate per nome, le stesse che la mattina di Pasqua andranno al sepolcro ed annunceranno il Risorto agli apostoli.