Stop alla benedizione delle famiglie in tempo di pandemia

Acquasanta: i parroci al bivio tra proposte alternative e speranze

di don Francesco Ricciarelli

Riguardo all’Acquasanta, la tradizionale benedizione delle famiglie che si sarebbe dovuta svolgere in questo periodo di Quaresima, i vescovi toscani sono stati chiari: «Questo gesto pastorale, che pur ha un forte significato per il legame tra il pastore e la sua comunità, non potrà essere compiuto quest’anno, in questi mesi, nella consueta modalità della visita nelle case. Su questa linea di rigorosa adesione alle norme che chiedono di evitare contatti personali che creano prossimità, ogni diocesi darà proprie indicazioni circa i tempi in cui eventualmente rinviare il gesto ovvero circa modalità nuove che ne permettano l’attuazione in forma comunitaria che salvaguardi il distanziamento».

Così la Cet, nella riunione dello scorso 18 gennaio. Partendo da questo orientamento generale, il nostro vescovo Andrea ha deciso di rinviare a dopo Pasqua la valutazione, in base all’evolversi della situazione sanitaria, sulla possibilità o meno di procedere alla visita delle case per la benedizione. Fino ad allora potranno essere attivate iniziative di preghiera alternative per la comunità cristiana e per le famiglie. Una possibilità è quella di invitare in chiesa gli abitanti di particolari zone della parrocchia per una Messa o una Liturgia della Parola in cui si metta in evidenza il rito dell’aspersione con l’acqua benedetta. Potrebbero essere proposte anche celebrazioni in spazi aperti raccogliendo il vicinato, ovviamente evitando assembramenti e assumendo le precauzioni richieste. Potrebbero essere gli stessi fedeli a portare da casa una boccetta d’acqua che R verrebbe benedetta durante il rito. Non si tratta in ogni caso di iniziative che possano sostituire l’incontro cordiale del parroco con le famiglie nelle loro case. Per questo il vescovo Andrea auspica che quanto prima si possa riprendere questa espressione della sollecitudine pastorale, non appena le condizioni igienico sanitarie e la normativa vigente lo consentiranno.

Ma come stanno vivendo i parroci questo impossibilità, per il secondo anno consecutivo, di visitare le famiglie per la benedizione pasquale, e quali eventuali iniziative si apprestano ad prendere?

«Vediamo cosa potremo fare dopo Pasqua, – dichiara don Mario Brotini, parroco di San Donato di San Miniato -. Al momento non ho ancora pensato se distribuire bottigliette d’acqua benedetta il giorno di Pasqua».

Don Sunil, parroco di Larciano ha optato per questa soluzione, in attesa di poter incontrare i parrocchiani nelle loro case: «Quest’anno proponiamo ai fedeli di portare in chiesa delle bottigliette d’acqua per farle benedire durante le celebrazioni della Pasqua. Poi a casa il padre di famiglia, dopo una preghiera, potrà aspergerla sui presenti e nelle stanze in ricordo del Battesimo. Valuteremo dopo Pasqua la fattibilità della consueta visita e benedizione delle famiglie, o almeno la possibilità di concludere l’itinerario iniziato l’anno scorso per riprendere col nuovo anno pastorale nel modo ordinario».

Anche don Giovanni Fiaschi, parroco di Ponte a Egola, don Ernesto Testi, parroco di Castelfranco di Sotto e don Donato Agostinelli, parroco di Santa Croce sull’Arno, stanno pensando alla distribuzione delle bottigliette di acqua santa. Per don Fiaschi quella di benedire l’acqua nelle bottigliette non è d’altronde una novità: «È un gesto che è sempre stato molto apprezzato. Ne prepareremo 3 o 400», ha dichiarato.

A Montopoli, Marti e Capanne, don Udoji Onyekweli, sta pensando a una forma di presenza in mezzo alla comunità nonostante il periodo di forzato distanziamento: «Ho tre parrocchie e vorrei provare a trovare forme che possano consentirmi di andare incontro alla gente – dice – magari percorrendo a piedi le vie dei tre paesi e fermandomi in alcuni punti prestabiliti. Sempre rispettando le regole anti-Covid».

Sulla stessa linea don Antonio Velotto, parroco di Lazzeretto: «Pensavo di andare per le vie del paese, facendo sapere prima in quali vie mi recherò. A questo proposito sto valutando di elaborare un calendario delle visite alle varie zone. Le persone saranno invitate ad affacciarsi sull’uscio di casa, poi aspersione ed eventuale consegna di una immaginetta, se sarà possibile. Tutto dipenderà dal fatto se saremo zona arancione, rossa o gialla. Nelle case non potrò ovviamente entrare».

C’è poi chi preferisce non sbilanciarsi e attendere l’evolversi della crisi: «Valuterò senz’altro l’opportunità dopo Pasqua – ha dichiarato don Fabrizio Orsini, parroco di San Miniato Basso – ma per ora non ho deciso niente anche perché è possibile che neanche dopo Pasqua si possa fare qualcosa».

Altri parroci, pur rimandando tutto a dopo Pasqua, hanno già preparato l’itinerario: «Per ora abbiamo pensato un calendario delle benedizioni dal 12 aprile in poi – riferisce don Armando Zappolini, parroco di Ponsacco – Vediamo quali indicazioni arriveranno dal governo e dai vescovi».