Da Perignano fino alle più remote contrade del mondo

Alessandra Tognoni, instancabile testimone di carità

di Simona Caroti

Era il 16 marzo 2013… Nove anni e mezzo fa Alessandra Tognoni, tra i fondatori di Bhalobasa OdV, segretaria storica, volontaria e viaggiatrice instancabile nei Paesi dove l’organizzazione opera, amica generosa e altruista, ha concluso il suo cammino terreno, a soli 49 anni.

Era sabato. La notizia ci raggiunse mentre stavamo partecipando a una cena organizzata dagli amici di Slap, di San Lorenzo a Pagnatico, per realizzare un progetto in India, a favore di bambini e bambine ipoacusici. Ci guardammo a lungo, in silenzio, e subito cercammo di raggiungere telefonicamente gli altri volontari, non presenti. Il pensiero rivolto ad Alessandra, le lacrime che premevano pesanti, tutti i ricordi insieme a lei che ci passavano davanti agli occhi in pochi secondi, una morsa dolorosa allo stomaco. Eravamo distratti solo dalla bellezza di essere vicini, in un momento terribile che, purtroppo, stavamo aspettando, ma che ci sorprendeva impreparati e confusi. Mentre avvertivamo gli altri e ci passavamo le parole, le carezze, gli sguardi, diventavamo una cosa sola, quella famiglia che Alessandra aveva creato e che cercava di riunire più spesso che poteva.

Ci sarebbe stata anche quella sera, se non fosse stata male. C’era sempre quando si poteva fare il bene. E d’improvviso, “Acciuga”, come la chiamavamo affettuosamente da sempre, non c’era più.

Era vero? Condizionale e imperfetto sono diventati, in un soffio, un presente che ancora viviamo con fatica se non fossimo costantemente illuminati dal suo esempio e da ciò che ci diceva. Da quella sua unicità che cerchiamo di trasmettere ai nuovi volontari e di portare con noi in ogni viaggio, affinché i bambini che tanto amava, ricambiata in modo letteralmente travolgente, la conoscano anche se non hanno avuto il tempo di farlo.

Unica, sì. Perché? La sua umanità era così profonda e spontanea che la portava da Perignano, il paese in provincia di Pisa in cui viveva e lavorava (con i bambini!) per le strade di Calcutta, che conosceva esattamente come quelle del suo paese, e poi, senza soste, interruzioni, confini, barriere, nelle strade africane o sudamericane. Conosceva le strade del mondo come quelle di casa sua. Parlava una sola lingua, ma la capivano, e le volevano bene, tutti. Bambini e adulti. Ovunque, con naturalezza.

Faceva viaggi complessi, soprattutto quando Bhalobasa doveva ancora prendere forma, e per lei non c’erano mai stanchezza o sconforto. Il bene di chi era più fragile la guidava, quello soltanto contava. Quello voleva realizzare. E ci riusciva, coraggiosa, efficace e illuminata.

Quando abbiamo perso Alessandra noi volontari, e amici, ci siamo sentiti inizialmente congelati e smarriti, sapevamo solo che volevamo stare tutti insieme. E che l’imperativo era uno, il suo, non fermarsi, andare avanti. Perché c’era (e c’è) ancora molto da fare per dare voce e diritti a chi non ce l’ha. Da subito, più della sofferenza, è arrivato l’amore, da ogni direzione. Da quel sabato sera del 2013, in cui siamo arrivati a casa sua e l’abbiamo trovata avvolta nel suo sari, pronta per il viaggio più importante. Intorno a lei il suo babbo, la sua mamma, le sue sorelle, i suoi familiari e tanti, tantissimi amici.

Alessandra era la nostra amica più cara, l’anima del talento e dalla passione di Bhalobasa, il punto di riferimento per ogni settore, la compagna di qualsiasi viaggio. Qualunque fosse la destinazione. Non c’era cosa che non sapesse, da quando era nata Bhalobasa, nel 1991, a Kolkata. Anni di sostegni a distanza, di progetti e di cammini nel mondo erano racchiusi in lei Ci ha lasciato così tanto che non riusciamo a dirlo, anche la sua testardaggine nel perseguire gli obiettivi di giustizia di Bhalobasa, e stiamo cercando, ogni giorno, di seguire le sue tracce.

Per ricordarla, per parlare di lei ai bambini e ai ragazzi, per il cui futuro, sia nella scuola materna di Perignano che nel Bhalobasa, si spendeva moltissimo, abbiamo pensato a un Premio che ha il suo nome. Il “Premio Alessandra”. Viene assegnato, ogni anno, a ragazzi e ragazze, tra i 18 e i 30 anni, che si sono distinti per la promozione, con opere, attività e progetti, dei diritti umani, accanto ai bambini e alle persone più fragili. Le presidenti della Commissione che assegna il Premio sono le sue sorelle, Monica e Oriella, altre due volontarie fondamentali di Bhalobasa, molto simili, non certo sono nei lineamenti, ma nel cuore, ad Alessandra.

Ragazzi e ragazze che soccorrono i migranti in mare, o li accolgono e assistono sulla terraferma, o sulla Rotta Balcanica, ragazzi e ragazze che si prendono cura delle persone senza fissa dimora, che si impegnano per costruire una società senza barriere per coloro che hanno disabilità, ma anche senza barriere intese come pregiudizi, ragazzi e ragazze che tramite una storica radio universitaria, a Pisa, hanno comunicato e trasmesso valori, principi, iniziative solidali, con un linguaggio di verità che spiccava in mezzo a tante fake news e parole d’odio… ragazzi e ragazze che hanno dedicato i loro studi, le loro tesi, il loro tempo, a progetti di Bhalobasa, nei Paesi in cui operiamo e che si stanno ampliando, restando mesi e mesi e poi tornando, ancora. A tutti e a tutte loro, alle associazioni e realtà e università delle quali fanno parte, abbiamo parlato di Alessandra perché a loro volta parlino di lei ad altri e da lei prendano esempio. Vorremmo che Alessandra fosse per loro quello che è per noi e per coloro che l’hanno conosciuta, un fortissimo, luminoso e positivo modello.