Verso la Pasqua

Benedire le case, perché?

dal Bollettino parrocchiale «Il Ponte»

Benedire e benedizione sono termini che ricorrono frequentemente nella Bibbia, si ritrovano quasi ad ogni pagina (522 volte nell’AT, 65 nel NT). Fin dall’inizio Dio benedice le sue creature: gli esseri viventi perché siano fecondi e si moltiplichino (Gen 1,22), l’uomo e la donna perché dominino su tutto il creato (Gen 1,28) e il sabato, segno del riposo e della gioia senza fine (Gen 2,3). Abbiamo bisogno di sentirci benedetti da Dio e dai fratelli. La maledizione allontana, separa, indica il rifiuto, la benedizione avvicina, rafforza la solidarietà, infonde fiducia e speranza.

È molto fiorente anche oggi il mercato delle benedizioni e delle maledizioni, delle magie e dei sortilegi, delle fatture e del malocchio. Lo era molto di più nei tempi antichi quando si pensava che la parola – soprattutto se accompagnata da gesti e pronunciata da chi era dotato di poteri sovrumani e misteriosi – realizzasse quello che esprimeva. Sempre efficace era ritenuta, naturalmente la parola di Dio che, «con la sua parola ha creato i cieli… parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste» (Sal 33,6.9). Si temevano le sue maledizioni e si invocavano le sue benedizioni. Egli benediceva il suo popolo quando lo colmava di beni, quando elargiva prosperità e salute, successi e vittorie, piogge e fecndità ai campi e agli animali (Dt 28,1-8). Sventure, malattie, carestie, sconfitte erano i segni della sua maledizioni (Dt 28,15-19). La più famosa delle benedizioni, quella insegnata dal Signore stesso a Mosè, doveva essere usata dai «figli di Aronne» per «porre il nome del Signore sugli Israeliti» (vv. 23.27).

Era impiegata al termine della liturgia quotidiana nel tempio. Il sacerdote usciva sulla porta del santuario e, stendendo le mani sulla folla che lo attendeva, proferiva questa forumla sacra: Il Signore ti benedica e ti protegga Il Signore faccia splendere il suo volto su di te e ti sia propizio; il Signore diriga il suo sguardo verso di te e ti conceda la pace. Sono sei immagini che esprimono la richiesta di grazie e favori. Il volto raggiante è segno di amicizia e di benevolenza, ispira fiducia, apre il cuore a lieta speranza. Con linguaggio molto umano, il pio israelita chiede spesso al Signore di «rasserenare il suo volto», di «non nascondergli il suo volto» (Sal 27,9), di non mostrarsi adirato. «Fa’ rispreldnere il tuo volto supplica il Salmista – e saremo salvi» (Sal 80,4); «risplenda su di noi la luce del tuo volto, Signore» (Sal 4,7). Non soltanto Dio benedice l’uomo, ma anche l’uomo è chiamato a benedire Dio.

Nei Salmi torna insistente l’invito: «Benedite il Signore, voi tutti, servi del Signore. Alzate le mani verso il santuario e b enedite il Signore» (Sal 134,1-2). Se in Cristo Dio ha rivelato il suo volto sempre benedicente, all’uomo non rimane che benedire sempre, anche i nemici: «Benedite e non maledite» (Rm 12,14), «non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma al contrario, rispondete benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione» (1Pt 3,9).