Torre

Una piazza intitolata a don Giuseppe Mainardi

di Francesco Campigli

Piazza don Giuseppe Mainardi: uno spazio pubblico realizzato nel cuore della frazione di Torre, intitolato al sacerdote che fu Priore della parrocchia di S. Gregorio Magno dal 1939 al 1999.

La piazzetta – costituita da diversi posti per la sosta delle auto e da una zona pedonale con panchine, fioriere e alcuni ulivi che ricordano l’antica ‘vocazione agricola’ di quell’area – è stata inaugurata lunedì 31 agosto dalle autorità civili e religiose del territorio, alla presenza dei rappresentanti delle associazioni locali e di diversi parrocchiani. Tale ‘ambiente polifunzionale’ è ubicato in prossimità della chiesa e del campanile di Torre: da un lato costeggia via S. Gregorio, mentre dall’altro si ‘affaccia’ sulla campagna coltivata come un giardino. Si tratta, dunque, di una ‘terrazza’ sulle valli attraversate dal sentiero che conduce alla secolare fonte miracolosa di S. Gregorio. Un vero e proprio punto panoramico da cui è possibile ammirare, sullo sfondo, anche i prati del Padule e i contrafforti dell’Appenino pistoiese. Significativi gli interventi che si sono susseguiti nel corso del tardo pomeriggio.

Dopo i saluti di Roberto Pellegrini, presidente della Proloco, è intervenuto il Sindaco di Fucecchio Alessio Spinelli. Il Primo cittadino ha sottolineato che la data del 31 agosto scelta per l’inaugurazione della piazza non è stata casuale, ma ha inteso ricordare un evento drammatico e al tempo stesso significativo della storia recente di questo territorio: «il 31 agosto 1944 – prima che i tedeschi minassero la vecchia torre campanaria della frazione – don Giuseppe riuscì a ‘salvare’ le campane, che poi furono ‘issate’ su un provvisorio campanile di legno proprio nello spazio in cui oggi si trova la piazza a lui dedicata».

Il Sindaco ha poi affermato che con questo intervento l’Amministrazione ha riqualificato il centro di Torre, in accordo con le associazioni locali.

Subito dopo il Vescovo Andrea Migliavacca ha evidenziato il valore della ‘riconoscenza’: «intitolare la piazza a don Mainardi, infatti, significa riconoscere pubblicamente che egli ha operato, senza riserve, per il bene della comunità parrocchiale».

Mons. Andrea Cristiani, Arciprete di Fucecchio e amico del Priore, ha evidenziato l’impronta indelebile che don Giuseppe ha lasciato nella ‘sua’ parrocchia: «la chiesa bella e spaziosa ricostruita nell’immediato dopoguerra, che con le sue tre navate si configura come una cattedrale in miniatura», senza dimenticare il ‘nuovo’ campanile, «uno dei più belli della diocesi». «E poi i locali dell’asilo e della scuola materna, con il cinemateatro e le aule per il catechismo che si affacciano sulla ‘piazza don Mainardi’, in cui, tra l’altro, nel 1972 il Priore tentò di realizzare un ambiente all’aperto destinato ai giovani della parrocchia, con l’approvazione del Vescovo Paolo Ghizzoni».

Sebbene tale progetto non sia stato realizzato a causa della contrarietà del proprietario del terreno, la proposta del Priore è una ulteriore prova «della sua lungimiranza e del suo zelo pastorale». Infine, mons. Cristiani ha affermato che la figura di don Giuseppe sarebbe attuale anche oggi nella Chiesa di Papa Francesco, in virtù dell’umiltà e della povertà che hanno sempre caratterizzato la sua lunga vita. Il tema della povertà è stato ripreso anche da Livio Frediani, presidente del Comitato in memoria di don Mainardi, e da Rosalba Poggianti di Forcoli, parente del Priore. Quest’ultima ha raccontato che spesso don Giuseppe mangiava soltanto un po’ di pane e un uovo a causa dei numerosi sacrifici economici da lui sostenuti per la costruzione delle opere parrocchiali e per la pubblicazione del giornalino, che inviava anche agli ex parrocchiani. Del giornalino torneremo a parlare presto grazie allo studio approfondito svolto dalla dott.ssa Rosa Di Benedetto Odazio, dal quale scaturirà un nuovo libro sul Priore: un testo che ci guiderà alla scoperta «dell’universo interiore di don Mainardi, caratterizzato da una fede incrollabile» che si riflette nelle pagine dei ‘pluridecennali’ bollettini di S. Gregorio, che vengono analizzati come «documenti storici, documenti dell’anima, documenti dello spirito».